L’opera “Ogni parete è nemica di un soffitto” di Alessandro Palmigiani (con testo descrittivo a cura di Davide Matrisciano), in concorso al Premio Terna

L’opera “Ogni parete è nemica di un soffitto” di Alessandro Palmigiani (con testo descrittivo a cura di Davide Matrisciano), in concorso al Premio Terna

 

“Nell’opera di Palmigiani si denota folgore, giacente in ambito esistenziale.
Le sorgenti fuoriescono da se stesse, per abbeverarsi, e ritengono opportuno l’aggrovigliamento. Le svariate forme di vita ascendono per respirare, fuori dai luoghi claustrofobici quotidiani, fuori da mondi attanagliati dall’impurità della luce; si piagano e stingono l’ossigeno.
Tra le folte radici di un gioco, si presenta perennemente il torbido humus pluviale, affondato dalle mani di ferro nella melma da cloaca, e la prigione sparisce insieme ai propri confini. Ogni parete è nemica di un soffitto, e si mietono sfondamenti alteri dai primordi, forse da ancor prima.
Si denota stupore, incombente in ambito esistenziale.
Crudeltà madre della rabbia e dell’amore tutto spiana simmetricamente, ed ogni vano ricordo delle bellezze naturali, della flora e della fauna, si racchiude nel piccolo spazio che è l’Universo.
La sterminazione dello spazio circostante renderebbe gli occhi assenti da territori grevi, e tra le radici di un gioco e l’altro gioco, ci sarebbero pause accecanti ma corroboranti. Poi si va in alto, molto in alto, col collo già proteso verso l’esosfera.
Il seme che questa immagine lancia, ovattato da quell’humus suddetto, è destinato irrimediabilmente a espandersi giocoso tra quelle braccia assenti-presenti in natura, la natura sacra e fuggevole, provvista di enormità fiabesche e sottili come massi. L’immobilità sarebbe da elogiare, su letti privi d’ottone, per correggersi i sensi e stemperarli altrove.
Ma del resto, il movimento rende vivi… fa sembrare vivi.

Tecnica: FOTOGRAFIA – fotografia digitaleSupporto: alluminioMisure: 100 x 100